Il dialetto è una lingua?
9 – Il dialetto è una lingua?
Per definizione una lingua “È l’insieme delle regole grammaticali e dei vocaboli mediante i quali una comunità riesce a comunicare”.
In pratica anche il dialetto è una lingua. Lo era già quando le attuali lingue nazionali emettevano i primi balbettii. Perché anche il dialetto è un mezzo di comunicazione generale, che ha caratteristiche specifiche per ogni singola zona, che si conforma all’ambiente (pianura/montagna) e al fisico delle persone (carattere, voce, corpo), ha una sua grammatica basata più sulla logica che sulle regole scritte; ha una base generale che è il latino, ma con innesti da altre parlate.
Il dialetto ha poi una sua produzione letteraria che abbraccia tutti gli aspetti dell’esistenza e del sociale, e si esprime con forme letterarie, come le lingue ufficiali.
(da Google)
Queste Forme letterarie sono:
la Poesia, che serve ad esprimere le sensazioni intime, oggi molto usata e sentita;
la Satira, che ridicolizza i vizi della gente per correggerli (Castìgat ridèndo mòres);
i Proverbi, cioè un insieme di massime che racchiudono secoli di osservazioni;
le Preghiere: quando si è disperati a chi ci si rivolge?
il Sonetto, un elaborato in rima per festeggiare sposi novelli, anniversari di
matrimonio, l’ordinazione di un sacerdote, una laurea, eventi, ecc...
gli Indovinelli, a volte normali, a volte a doppio senso;
i Non senso e gli Scioglilingua;
le Filastrocche didattiche o per giocare;
le Conte e i giochi eseguiti al ritmo di filastrocche;
le Formule di catechismo per imparare meglio il testo e i concetti;
le Maschere, commedie in rima, rappresentate a carnevale da gruppi spontanei
ambulanti, legati a fatti quasi sempre scabrosi, o comunque degni di attenzione;
gli Stornelli, duelli giocosi sulle qualità canore e letterarie. (quasi sempre in italiano).
gli Strambotti, o Dispetti, che spesso erano un modo di canzonare le ragazze
vanitose o i maschietti presuntuosi.
i Maggi drammatici, tipici del crinale, veri capolavori di drammaticità, con
una musica martellante, testo in rima obbligata, e una scenografia caratteristica;
il Cantamaggio, (si svolgeva nella notte tra il 30 Aprile e il 1° 1Maggio), per fare la
serenata alle ragazze da marito;
le Cantate, che, normalmente, erano storie vere messe in rima e in musica, cantate
nei mercati o nelle fiere per raccogliere oboli;
le Passioni: storie di Santi, della vita di Gesù e della Madonna.
Scena del Maggio Drammatico ancora molto vivo nell’alto Appennino.
(Da Maggio drammatico a Villa Minozzo)
I dialetti non hanno nulla da invidiare alle lingue ufficiali. Anzi, molto spesso sono le lingue nazionali ad attingere alla parlata dialettale per migliorarsi e trasmettere sensazioni più forti, per darsi la carica.
Ma i dialetti hanno due cose negative:
la trasmissione solo orale e non scritta dei testi (e quindi col tempo
abbiamo perso una infinità di componimenti), e
l’essere stati abbandonati e rifiutati.
E quando abbiamo cominciato a ragionare sul nostro passato ci siamo accorti che, credendo di emanciparci, abbiamo gettato via i mobili autentici, piccoli capolavori di ingegno, per sostituirli con quelli anonimi in laminato di plastica. Abbiamo tolto di mezzo i veri valori del nostro passato sostituendoli con valori appariscenti ma effimeri. Cioè:
Cûn l’aqua spôrca d ‘ la bacinèla
i’ èm butâ via ânch al pîn ch’a gh’êra dénter.
[Con l’acqua sporca del catino abbiamo gettato via anche il
bambino che c’era dentro per lavarlo].